Si può parlare di responsabilità per diagnosi in ritardo anche quando la malattia avrebbe comunque condotto alla morte? La Suprema Corte sostiene che non importa se il morbo avrebbe fatto in ogni caso il suo corso. Il paziente, a causa dell’errore del medico specialista, perde l’opportunità di ricevere cure palliative e di migliorare la qualità della vita nel periodo che lo separa dalla morte.
Il caso concreto riguardava una signora affetta da carcinoma che poteva essere diagnosticato già dalle prime visite dallo specialista. Il medico non prescriveva gli esami specifici e la malattia si rivelava in ritardo. La Cassazione ha stabilito, contro i giudici di primo e secondo grado, che il processo torni in corte d’appello, perché, anche in presenza di malattie che non lasciano scampo, l’errore diagnostico impedisce al malato di tentare cure che allevino la sofferenza, allunghino la vita e ne migliorino la qualità.
Avv. Francesco Maiorca